Face&Movement Mine et Mouvement Gesto&Movimento

GesichtsLandschaften Face Landscapes Paysages du Visage

 Paesaggi Sul Viso

Idea e concetto

L'obiettivo di quest'azione siamo noi, gli esseri umani. Un atto d'osservazione. Il come recepire, tramite tutti i nostri sensi, una persona nella completezza della sua forma. Il come viverela tramite una fotografia, un'imagine astratta, in questo caso in bianco e nero. Il come, e per quanto tempo, si riuscirà a contemplare la propria imagine ?

I paesaggi del viso: questi paesaggi riescono a raccontarci storie del tutto diverse, emanano un autenticità che sa mantenere in sé l'attimo: storie vissute di fronte all'obiettivo. Che cosa possiamo trasmettere con la nostra espressività visiva, che cosa vogliamo narrare, che cosa vogliamo rivelare e che cosa vigliamo celare, quali tesori segreti vogliamo mantenere?

Questo progetto non vuole e non può permettersi qualsiasi tipo di 'voyeurismo'. Si tratta di tematizzare la nostra psiche, la vanità, l'arte della recita, la storia. Che cosa si può intravvedere sui nostri visi, che cosa va perso con l'espediente dell'astrazione, che cosa permarrà?

Che cosa esprimono i nostri occhi, che cosa esprime la nostra mimica ?

Ogni essere umano è unico. Come ci comportiamo di fronte agli ideali della moda, al dettato dell'industria, in qual modo dipendiamo da norme e pensieri preconfezionati ?

Tutto ciò vuole e deve essere un tenero sguardo sul individuo, su ciò che noi siamo, senza implicare l'idividuo di massa.

Vogliamo per forza soffermarci davanti ad un ritratto per contemplare l'essere umano: In realtà niente di speciale, eppure ogni essere comporta qualcosa di particolare ! Il paesaggio del viso ci invita a percorrerlo con i nostri occhi. Ogni "svolta" ci permette di sostare, in ogni "ruga" si intavvedono le tracce del tempo, cogliamo le storie vissute di queste regioni, e si intuiscono "piogge" e "temporali" futuri. Che cosa succede quando il "sole" vi si risplende, dove cadranno le "ombre"? Saranno più lunghe le ombre "invernali", più corte quelle "estive"?

Nader Nobakhti-Afshar